Discepolo di san Paolo, venne iniziato
dalla madre ebrea alle Scritture (
I Timoteo 1,5; 3,5), fu convertito al
Cristianesimo da Paolo stesso. Divenuto il collaboratore prediletto di san
Paolo, oltre che il suo interprete autorizzato, fu da lui circonciso
affinché potesse essere accolto con maggiore facilità presso gli
Ebrei. Incaricato da Paolo, svolse delicate missioni presso i Tessalonicesi, in
Macedonia e a Corinto; lo seguì poi durante la sua prima prigionia a Roma
e, dopo la sua liberazione, fu preposto al governo della Chiesa di Efeso. Il
Martirologio romano ricorda il martirio subito da
T. a Efeso, per
essersi rifiutato di prendere parte a una festa pagana. Festa: 24 gennaio
(Listra, Licaonia ? - Efeso 97). ║
Lettere a T.: la loro
attribuzione diretta a san Paolo resta tuttora da appurare; tanto per ragioni di
stile quanto per ragioni di pensiero vengono fatte risalire al periodo compreso
tra la fine del I sec. e l'inizio del II sec. Nella
prima lettera san
Paolo, raccontando di aver lasciato
T. in una comunità dove erano
presenti dei falsi maestri, ricorda al discepolo prediletto la necessità
di difendere la dottrina vera e di organizzare la vita comunitaria con l'ausilio
di vescovi, presbiteri e diaconi (e, secondo alcuni, anche delle vedove); gli
indica quindi quali ammonimenti impartire a persone appartenenti a varie classi
sociali, in particolare ai ricchi e agli avari. Nella
seconda lettera
Paolo, che risulta essere prigioniero a Roma, scrive a
T. di venire da
lui per portargli il mantello e i libri dimenticati a Troade e, soprattutto, per
alleviare la sua condizione di solitudine. Paolo rivolge quindi al discepolo
alcuni insegnamenti sulle necessità più impellenti del ministero
di Efeso: combattere con prudenza e vigore ogni sorta di errore e coltivare con
particolare cura lo studio e l'insegnamento delle Sacre Scritture. Innegabile
è l'importanza di queste lettere sia per il regime della Chiesa
primitiva, sia per la dichiarazione che le Sacre Scritture sono divinamente
ispirate.